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John Baldessari - “The Giacometti Variations”

28/10/2010 - 31/12/2010, Via A. Fogazzaro 36, Milano

di Bertrand Delux

“Le persone non abitano certo a New York per la qualità della vita, stanno lì solo per diventare i signori dell’universo”. Parola di John Baldessari, che è di Los Angeles e da lì non si schioda. Ci ha insegnato per 35 anni e l’ha rappresentata come nessun altro, interpretandone magnificamente aria, luce, contraddizioni e gusti. Ha ottant’anni, odia le fiere, ha vinto il Leone d’oro all’ultima Biennale di Venezia, è alto quasi due metri e ha un bel barbone bianco. È sempre stato sarcastico nei confronti del sistema dell'arte, che per anni ha preso per i fondelli con dichiarazioni, canzoni o video. Come “I Am Making Art”, in cui, per ironizzare sulla body art, fa un autoritratto video che è un capolavoro di pose fra voguing, r’n’b e tai-chi. Ma è anche radicale, prima di tutto nei confronti di se stesso. Nel 1970, per esempio, ha bruciato tutti i dipinti fatti dal 1953, ne ha raccolto le ceneri e fatto biscotti, chiudendoli poi in un’urna. L’ultima volta che l’ho visto stava fuori dalla Tate incazzato nero, nonostante l'antologica meravigliosa. Dopo quasi due anni, Prada inaugura con lui. La mostra si annuncia un po’ strana, ma se le sue "Giacometti Variations" sono come il Gershwin rivisitato da Brian Wilson, è imperdibile.

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